Che movimento è questo? Sono ragazzi superficiali, incompetenti? Illusi?
E Greta chi è? E’ manovrata dalla madre in cerca di fama? Da Soros? Dalle aziende che hanno bisogno di fare greenwashing? Cosa diciamo di tutte le contraddizioni di cui è imbevuta questa questione?
Di seguito qualche riflessione, a partire dallo sguardo di una persona che lavora quotidianamente con gli adolescenti.
Spoilero la conclusione: ritengo stia accadendo qualcosa di prezioso, indipendentemente dal fatto che durerà o si consumerà rapidamente, che ci salveremo o ci estingueremo. Forse è importante sottolineare che tutto ciò ha un valore prima che per il futuro, per il presente dei giovanissimi che lo stanno vivendo e alimentando, per almeno 7 ragioni:
1 La consapevolezza si costruisce camminando
“Non possiamo pensare che ragazzi di 16 anni, fino a ieri lontani dalla politica, spesso disinteressati al bene comune, di punto in bianco diventino persone politicamente mature, che facciano discorsi profondi e articolati sui temi sociali, consapevoli della complessità delle questioni, e magari con qualche bello slogan che ricordi “i gloriosi anni andati delle nostre lotte”. Probabilmente se il movimento continuerà le persone cresceranno, l’analisi e la narrazione si farà più complessa (anzi si molteplicheranno le narrazioni), si svilupperanno nuove pratiche e proposte. Probabilmente si alzerà il livello di conflittualità, e la critica radicale al sistema economico e agli attuali stili di vita non potrà passare in secondo piano. La contestazione, per chi ne fa un percorso, è occasione di ricerca, di crescita e apprendimento. “Camminare domandando”, diceva qualcuno.
2 Finalmente un pò di sano non-realismo
Contraddicendo apparentemente quanto appena scritto, uno dei valori di questo movimento è una buona dose di non-realismo e caparbietà (tipica dei bambini..) che lo ha acceso. E’ nato lontano da (e aggiungerei contro) quel razionalismo maschile, adulto, che tanto si pone in cattedra a criticare; è andando contro questa formula di “anthropos” che si è riaperta la possibilità di azione. Forse sta accadendo qualcosa di molto importante che, insieme ad altri movimenti (black lives matters, Lgbtq…), sta cercando di perturbare l’egemonia del paradigma antropocentrico-illuminista-occidentale che ci permea, e che sta mostrando di essere arrivato ad un punto non più generativo.
3 Il bene comune torna nel vocabolario degli adolescenti
Questi sono ragazzi a cui è stato insegnato che ci si salva da soli, schiacciando gli altri. Che bisogna pensare a sè, a competere nell’hunger game della precarietà. Chiunque abbia a che fare con loro quotidianamente sente quanto questa narrazione li abbia pervasi. E ora invece alcuni di loro si stanno incontrando, organizzando, dedicando del loro tempo per qualcosa che li trascende. Anche solo autoconvocandosi il pomeriggio per dipingere uno striscione stanno assaporando un sentimento di comunità che molti non sapevano nemmeno esistesse. Sta succedendo qualcosa di impensabile fino a pochi mesi fa, questo quantomeno si registra nel piccolo osservatorio del CFP di provincia dove lavoro.
4 Un sano scontro generazionale, in cui mettere tutto sul conto
Le istanze ambientaliste sono un’occasione per questi ragazzi per aprire (finalmente) una dialettica generazionale, per tematizzare un risentimento che va oltre quelle specifiche questioni, che vediamo oggi troppo spesso soffocato. Si concretizzano tensioni nei confronti di adulti che hanno radici nel disagio di chi è stato cresciuto iperprotetto, a cui è stato imposto l’imperativo del successo e del godimento nel consumo, causa sempre più di ansia e frustrazione. Lo striscione “tra cinquant’anni voi non ci sarete ma noi si” è forte, ma fondamentale nella sua dirompenza, sia da un punto di vista pedagogico che sociale.
5 Depurarsi dal mercato
Si tratta di un’occasione per questi giovanissimi per alleggerisi dai bisogni indotti dal mercato. Possiamo sorridere vedendoli andare a scuola portando la borraccia invece che comprarsi le bottigliette alla macchinette, pensando “così credono di salvare il mondo”.
A me è capitato più di una volta sentire adolescenti imprecare perchè avevano sete e la macchinetta aveva finito le bottigliette di plastica. E darmi del pazzo quando gli ricordavo che a fianco c’era un bagno con un lavandino; questo per molti è il punto di partenza. Azioni come riempire la propria borraccia con l’acqua corrente, non mangiare carne, ridurre i viaggi in aereo, prima che per salvare il mondo rappresentano, istintivamente, il bisogno di depurarsi dal grasso di un troppo che li ha saturati, di ritrovare lentezza dove tutto è sempre andato troppo veloce per poter essere rielaborato. Una generazione per cui mcdonald non è il simbolo della lotta alla globalizzazione liberista, come poteva essere per la mia, ma più personalmente rappresenta il vissuto di una città fatta di non-luoghi, dell’ingozzarsi di schifezze per uccidere la noia di un mondo che ha perso il senso.
6 Si può essere vivi, nonostante il mercato, nonostante le contraddizioni
Molte aziende hanno capito che abbracciare questo movimento può essergli utile per lanciare i propri prodotti green e alzare i propri fatturati. Lo sappiamo. Il mercato oggi è ovunque, non è possibile starne fuori, permea qualsiasi cosa, anche le situazioni più radicali. Si tratta di una delle sofferenze più grandi per chi cresce in quest’epoca (pensiamo ad esempio che oggi non esiste più genere musicale, cultura giovanile, che non siano fagocitati dal business già al loro comparire).
E Greta indubbiamente è anche un fenomeno mediatico, forse anche spinta da abili social media managers.
Ciò non vuol dire però che all’interno di questo territorio sporco, senza zone franche, non possa nascere qualcosa di vivo, non possano aprirsi spiragli di resistenza. Bisogna però accettare anche le contraddizioni, le enormi difficoltà, gli scivoloni.
Fare i puristi, cercare qualcosa libero dai tentacoli del mercato, nell’epoca in cui il mercato fagocita qualsiasi cosa, vuol dire rimanere immobili e sterili.
Segni di vita nella depressione
Alcuni giornali commentavano l’intervento di Greta Thumberg all’ONU come una voce pessimista che porta un approccio castrofico laddove serve ottimismo e speranza nel futuro.
Un altro lato positivo di questo movimento è forse proprio questo. Aiutarci a guardare in faccia la catastrofe, esplicitare la tragedia, rigettare un finto sguardo positivo verso il futuro che la società felicista ci impone (lasciandoci con la depressione ben nascosta ma che spegne dentro).
E allora è meglio uno sguardo negativo e incazzato, ma pieno di vita.
Per chiudere copio e incollo una poesia, trovata in rete, l’autore è Giordano Ruini. Spiega molto bene quello ho cercato di dire
Davvero avete bisogno
di sapere se il clima è impazzito
se quella ragazzina è manovrata
se è vero che i ghiacciai si sciolgono
se l’Amazzonia brucia
se la plastica soffoca gli oceani
se il pianeta collasserà nel 2050
se le emissioni di Co2 sono sopra il livello di guardia?
A me basta
osservare la fila di auto al mattino sulla statale
per finire almeno otto ore al giorno in contesti tossici
costretti in ansie e doveri
vedervi fare quello che anestetizza l’anima
e non quello che vi libera
per tornare la sera cinici ingrigiti
A me basta vedere i vicini di casa
che sono più irritati dalle foglie della quercia in autunno
che dal rumore e dalla polvere dei camion
A me basta
sapere che vi sembra normale
lasciarvi imbruttire da un’altra banalità
incazzarvi per un commentino sui social
ma ignorare il continuo sperpero della vostra vita
e non cantare mai
A me basta
vedere quel ragazzino che si chiude in casa per sempre
perché non ne vuole sapere di questa infelicità
di questa burocratizzazione dell’umano
di questi adulti così marci che non comprendono
che la vera emergenza
è non saper riconoscere la meraviglia di un fiore
A me basta
vedere un esercito di depressi che bramano psicofarmaci e ansiolitici
riempiendo le tasche velenose di chi gli sta rubando la vita
e sentire dentro di me che questa depressione
è una ovvia risposta del corpo a tutto quello che non va e a cui non dico di no
A me basta
essere allergico al polline e far fatica a respirare
per l’aria tumorale di questa pianura
che cresce come il vostro Pil
A me basta
vedere i tuoi parenti che muoiono di cancro
per Augusta, per l’Ilva, per l’acqua contaminata, per il cibo guastato dal profitto
e sentire gli schiavi degli schiavi che dicono
“meglio morire di lavoro che di fame”
A me basta vedere
quanti soldi buttate per la ricerca contro le malattie
quando è questo costringersi alla falsità
che ci fa esplodere il pancreas
distrugge la cistifellea e annerisce il colon
e che le cellule diventano tumorali
perché la bellezza è oscurata e la gioia non trova spazio
Avete ancora bisogno di ascoltare i dibattiti e ragionare sui dati
per sapere che la casa è in fiamme
che l’inquinamento fuori è identico a quello dentro l’umano
che tu per primo stai bruciando
e che basta
la tua attenzione gentile
che ti fermi adesso, che respiri, che ti vedi
che basta
il tuo cuore aperto e vulnerabile
per curare tutto il mondo?
A me basta.
(Giordano Ruini)